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Come vestirsi in inverno per andare a pesca in barca

Pescare d’inverno dalla barca dà grandissime soddisfazioni.

L’inverno è la stagione delle grandi catture e soprattutto delle molteplici opportunità: calamari, seppie, polpi, palamite, spigole (branzini), sgombri (maccarelli), pagelli fragolino, ricciole, pesci san pietro, saraghi, leccie… è quasi un peccato mortale, per un pescatore come te, non sfruttare una stagione del genere. 

Tornare a casa con l’igloo pieno di pesce è una cosa che oltre a gratificarti fa felice anche la moglie che vede così un senso alle tue uscite in mare (quando magari lei vorrebbe fare tutt’altro e già la puoi sentire raccontare all’amica: «È vero, va sempre in mare, ma se non altro porta del gran pesce a casa…»).

Come mi vesto?

Ma cosa serve per andare in mare durante un periodo così ricco di opportunità, ma così impegnativo da un punto di vista meteorologico? Prima di tutto una barca che sia in grado di affrontare mare e vento. Per te che hai un Tuccoli questo è garantito. Altrimenti abbi la certezza che progettazione e costruzione del tuo mezzo siano in grado di farti navigare in sicurezza anche durante la cosiddetta brutta stagione (che poi è brutta davvero solo se non si è preparati a dovere).

In secondo luogo è fondamentale avere un abbigliamento che ti consenta di affrontare la giornata in mare comodamente e senza dover combattere con il freddo, il vento e con l’umidità. Che ti tenga ben riparato dalle basse temperature e dagli schizzi d’acqua che sia in navigazione sia in combattimento sia a causa del moto ondoso possono arrivarti addosso.

Partiamo dalla buona notizia: in mare, in inverno, la temperatura è sempre di qualche grado superiore a quella della terra. Ciò non significa che in acqua faccia caldo, ma grazie alla capacità dell’acqua di conservare il calore meglio della terra si ha il piacevole effetto di poter contare su una temperatura un po’ più alta. 

L’artiglio del vento

Tieni però conto che il vento contribuisce di molto ad abbassare la temperatura percepita (e gli effetti che genera). L’indice di raffreddamento (in termini tecnici: il wind chill) ti dice qual è la temperatura che le parti scoperte del corpo percepiranno nel caso in cui ci sia vento. Tanto per dare un’idea: se l’aria è a 10 gradi centigradi con un vento di 25 nodi (o anche se ci muoviamo noi a 25 nodi), addosso proverò una sensazione equivalente a quella di aria a -1 grado centigrado. Insomma, tutta un’altra musica!

Da novembre a marzo

Ecco quindi la configurazione ideale per te che devi andare a pesca da novembre a marzo

Il principio della cipolla è sempre il migliore: vestirsi a strati, anche per poter modulare l’abbigliamento nel caso in cui si sita in mare più ore passando dal giorno (magari assolato) alla notte (che senza copertura nuvolosa in genere rende la temperatura ancora più bassa).

Quindi almeno tre strati: intimo tecnico; intermedio termico, e uno esterno protettivo. Il primo allontana dal corpo l’umidità della traspirazione, il secondo mantiene il calore, il terzo protegge dagli agenti esterni come vento e acqua.

Mi piace se ti muovi

Attenzione, la pesca alterna momenti statici a momenti di maggiore attività. Visto che i movimenti del corpo sono fondamentali verificate sempre che l’abbigliamento non ti limiti o ti ostacoli. Prova sempre tutto a terra, prima di uscire ed eventualmente cambia taglia o marca.

Inoltre se quando stai fermo è importante mantenere il calore, quando sei attivo è fondamentale non inzuppare i vestiti con il sudore perché poi ti rimangono bagnati addosso e il freddo non se ne va più costringendoti a rientrare o a vivere la tua giornata in barca nel disagio. Quindi scegli capi traspiranti. Evita il cotone e tutti i materiali che si inzuppano e trattengono l’acqua: sono una disgrazia da questo punto di vista.

La traspirabilità

Come si capisce se un capo è traspirante? Ci sono due misure che il produttore può indicare. 

Una è Il valore MVTR (Moisture Vapour Transmission Rate), ovvero la misura della quantità di liquido evaporato in un certo periodo di tempo. 

La seconda  il RET (Resistance of Evaporation of a Textile), cioè la resistenza alla trasmissione del vapore acqueo, che per le modalità di misura è considerato più preciso e attendibile.

Senza entrare nei dettagli tecnici: il RET è convertito in un valore assoluto, un numero, mentre il valore MVTR indica la quantità di liquido evaporato per metro quadrato in 24 ore (esempio: 10.000g/m2/24h). Alcuni produttori indicano le misure MVTR in modo semplificato come “Traspirabilità: 10.000”.

Come si leggono i valori: un capo non traspirante non ha indicazione MVTR e ha un valore RET maggiore di 20; si considera traspirante un capo che ha MVTR da 3000 g/m2/24h e RET fino a 20; molto traspirante MVTR da 10.000 g/m2/24h e RET da 6 a 13 e infine estremamente traspirante se MVTR va da 15.000 fino a 40.000 g/m2/24h e RET inferiore a 6.

Intimo

In commercio trovi diversi tessuti: naturali, sintetici o un mix fra i due.

Tra i primi la lana Merinos (naturale ed ecosostenibile), è una fibra sottile, leggera, soffice che isola efficacemente, favorendo l’equilibrio della temperatura corporea e riducendo la formazione di batteri e cattivi odori. Ha lo svantaggio che in genere è un po’ più costosa del sintetico e un po’ più delicata. 

Le alternative sintetiche utilizzano Poliestere (PES), Poliammide (PA) e Polipropilene (PP), tessuti completamente riciclabili formati da fibre che, trattenendo all’interno aria, favoriscono la coibentazione termica. Hanno il vantaggio di asciugare in fretta e richiedono poche cure. Assicurati che abbiano subito i trattamenti che limitano la proliferazione dei batteri che si nutrono dei sali minerali del sudore: sono loro a rendere i vestiti (e la nostra pelle) puzzolenti. 

Ah se ti interessa l’ambiente considera che praticamente tutti i tessuti in sintetico rilasciano microfibre durante il lavaggio. Queste poi finiscono in mare e quindi nella catena alimentare e quindi nei pesci. E non sono poche: ogni anno sono scaricate negli oceani 5000mila tonnellate di microfibre: come 50 miliardi di bottiglie di plastica. Infatti, ad ogni lavaggio a mano o in lavatrice, finiscono in mare causando ingenti danni all’ecosistema e alla vita marina. In commercio esistono sacchetti appositi da usare il lavatrice per trattenere questo tipo di inquinamento: pensaci.

Strato intermedio

La classica felpa è perfetta. Come materiale qui vince il pile o fleece come viene chiamato in inglese. Si tratta di un tessuto realizzato con fibre di poliestere che grazie alla loro “pelosità” trattengono l’aria scaldata dal nostro corpo creando un cuscinetto isolante. Più leggero della lana è anche e idrofugo, ovvero non assorbe acqua: il che vuol dire che si asciuga velocemente e contribuisce ad allontanare l’umidità dal corpo. Attenzione: un capo di pile non offre nessuna resistenza al vento. I capi in pile elasticizzato proteggono un po’ di più in questo senso ma muovendovi e specialmente navigando, lo strato esterno antivento è fondamentale 

Il grado di isolamento termico del pile è definito da un numero: polartec 100 (100 g/m2) per indumenti intimi o molto leggeri; polartec 200 (200 g/m2) è la fibra standard, con cui si producono la maggior parte dei capi in commercio; polartec 300 (300 g/m2) adatto alla realizzazione di capi tecnici per temperature molto basse. 

Se siete davvero freddolosi o le temperature si prevedono molto basse potete aggiungere allo strato intermedio un gilet imbottito. La piuma d’oca è a parità di peso è più calda, ma il sintetico (spesso poliestere, ma ne esistono di svariate tipologie, materiali e nomi commerciali: PrimaLoft, ThermoBall, Thermore, Pluma Fill…) offre comunque un eccellente potere termico. Inoltre anche se non può essere considerato impermeabile, è resistente all’acqua e traspirante, a differenza della piuma d’oca che si inzuppa.

Volpi a pesca sulla T250VM in inverno

Strato esterno: cerata (detta anche cappotta)

Ragionate sui due pezzi: giacca e salopette. Attenzione scegliete capi pensati per uso marino e non da montagna. I capi da mare tengono conto della formazione dei  cristalli di sale che sono duri e taglienti e consumano i materiali non adatti. 

Verificate l’impermeabilità del tessuto che deve essere indicata dal produttore. È definita mettendo il materiale sotto un tubo dal diametro di un pollice (2,54 cm) che viene riempito d’acqua fino a che l’acqua inizia a passare attraverso il tessuto; l’altezza raggiunta in mm definisce l’impermeabilità. Se avete intenzione di acquistare un capo ben fatto prendete in considerazione quelli realizzati con tessuti che hanno una colonna d’acqua di almeno 15.000mm, meglio se 20.000mm.

Importante che le cuciture siano completamente termosaldate per incrementare l’impermeabilità e che le parti più sottoposte a sfregamento (il sedere, le ginocchia, gomiti e avambracci) siano rinforzate con materiali più resistenti tipo Cordura o simili. Siccome è necessario avere delle tasche dove riporre ciò che si deve avere con e è bene che siano chiuse da una patella o flap che si ripiega e spesso è fermato da un velcro o con zip waterproof o stagne.

Controllate se il cappuccio della giacca è regolabile in apertura (con delle stringhe o coulisse laterali) sia in lunghezza , in genere con un velcro posto sulla sommità.

La cerniera frontale della giacca e della salopette devono essere protette da un flap esterno o interno che evita il passaggio dell’acqua.

I capi migliori hanno i polsini della giacca doppi, con gli interni in neoprene, lattice o gomma per assicurare una migliore aderenza al polso e impedire il passaggio dell’acqua. In genere tutte le estremità di braccia e gambe sono regolabili tramite strisce di velcro e (specie nelle gambe) anche un’eventuale cerniera. Le bretelle della salopette devono essere elastiche e regolabili in lunghezza: non si fa l’orlo alla cerata.

Estremità

Piedi

Tenete i piedi caldi e all’asciutto: sono fondamentali per garantirvi un buon comfort termico. Indossate degli stivali. Oltre a quelli di gomma tradizionali ne esistono anche realizzati con membrane traspiranti, dal costoso GoreTex (usato spesso anche per le cerate più pregiate e tecniche) fino a prodotti meno economicamente impegnativi. Costano di più rispetto agli stivali gommati, ma danno molta più soddisfazione.

Un buon compromesso lo offrono quelli con neoprene interno e ogni caso è importante sceglierli con suola rialzata per un maggiore isolamento termico.

Testa e collo

Nessun consiglio in particolare: cappello di lana o di pile, ma tenete conto che dalla testa si perde un sacco di calore, quindi copritela bene. Volendo aggiungere anche un paracollo: microfibra o pile. 

Mani

Visto che le mani vanno spesso in acqua l’ideale è scegliere guanti in neoprene. Maggiore è lo spessore maggiore è l’isolamento termico: anche in questo caso controllate che non vi impediscano i movimenti.

Per concludere

Importante prendersi cura dei propri capi, tenendo conto che meglio li tieni più a lungo durano, anche se nessuno è immortale, neanche la costosa cerata. Se si prevede un utilizzo intenso potrebbe essere necessario cambiarla ogni due o tre anni. Il consiglio che vi possiamo dare è: non lesinate sulla qualità. 

È vero che si può arrivare anche a superare i 2000 euro per vestirsi di tutto punto, ma si riesce anche a stare sotto i 1000 con prodotti di cui fidarsi. Tieni però conto che il troppo stroppia, anche verso il basso. Se vai troppo sul risparmio eccessivo considerando prima il prezzo della capacità termica, dell’impermeabilità, di traspirabilità o di vestibilità del capo potrebbe avere pessime conseguenze sulla vostra vita in barca, sulla vostra pesca e sulla felicità di chi aspetta i risultati della vostra uscita a pesca.

E come diceva il campione olimpico di vela Torben Grael:

«Se in barca hai freddo o sei povero o sei stupido».

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